A Kerkyra, altrimenti detta Corfù Town, è bello perdersi. Chiudere la cartina in tasca dopo avere localizzato la posizione del porto vecchio e dell’antica fortezza veneziana e poi lasciarsi guidare solo dai colori che si intravvedono dal dedalo di stradine che danno via via la sensazione di trovarsi in un caruggio o in una calle veneta.
LA GALLERY DI CORFÚ TOWN
La dominazione veneziana, durata qui fino al 1797 quando la città venne espugnata dalle truppe di Napoleone Bonaparte, è ancora molto evidente. Il quartier più pittoresco di Kerkyra si chiama del resto Cambiello ed è tutto un susseguirsi di calli in un carosello di negozietti, caffé, piccole pasticcerie dove gustare dolci di pasta sfoglia. Poi basta sollevare lo sguardo e intravvedere il campanile della chiesa di di Agios Spiridonus per uscire da quella atmosfera di suk bizantino e assistere alla devozione dei cristiani di fede ortodossa, assorti nelle preghiere davanti all’altare del santo, in un suggestivo splendore barocco illuminato dalla luce fioca delle candele.
LAGALLERY DI CORFÚ TOWN
Fuori dal tempio però la città scorre tra i brulicare di vie che portano alla Esplanada, un lungo boulevard costeggiato da portici e ombreggiato da platani dove campeggia il palazzo che ospita il Museo di Arte Asiatica. Se lo si costeggia, ci si trova in un lungomare che conduce al porto vecchio, dove davanti ai vecchi kafenion trottano le carrozze trainate da cavalli che scorrazzano i turisti. Percorrendo in direzione opposta la Esplanada, ci si trova davanti allo spettacolo della vecchia fortezza veneziana, con la bella chiesa in stile dorico dedicata a San Michele che si affaccia su un mare solcato da velieri e yacht miliardari.
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La vista più bella si gode la sera, quando il cielo diventa più terso e si illumina delle luci degli antichi lampioni. Volendo si può salire sulla terrazza del raffinato Hotel Cavalieri e gustare un aperitivo davanti a un panorama che si allarga dalla città vecchia fino alle coste albanesi. L’atmosfera, deliziosamente démodé, è da dolce vita.
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