Le fotografie sono dei concentrati di storie e la storia di Vivian Maier, la fotografa protagonista della mostra che va in scena allo Spazio Forma Meravigli di Milano fino al 31 gennaio prossimo, è straordinaria.
Straordinaria perché le immagini di Vivian Maier sono bellissime e, al pari dei grandi fotografi che hanno attraversato il ‘900 – da Henri Cartier-Bresson, a Robert Frank, a Diane Arbus – hanno un’intensità, un’autenticità e una freschezza che le rende senza tempo. Straordinaria perché Vivian Maier scattò centinaia di migliaia di immagini – ritratti di donne, uomini, bambini, anziani, colti in momenti di debolezza, imbarazzo, allegria, solitudine, compagnia – ma non le mostrò mai a nessuno: le sue fotografie non sono mai state esposte né pubblicate mentre lei era in vita, la maggior parte dei suoi rullini non sono stati sviluppati. Il motivo rimane un mistero irrisolto. Nata a New York, tornata negli Stati Uniti dopo l’infanzia trascorsa con la madre in Francia, Vivian visse un’esistenza solitaria, mantenendosi come babysitter presso le facoltose famiglie americane dell’East Coast e di Chicago. Ogni momento libero lo dedicava alla fotografia; scattava con una Rolleiflex, con la quale si riprese anche in numerosi autoritratti, dove la sua figura, il suo volto dagli occhi grandi, appaiono riflessi nelle vetrine, nelle pozzanghere, con prospettive inedite e di forte suggestione.
Nel silenzio e nel mistero che ha caratterizzato la sua vita, queste immagini sono l’unico tramite con la quale la donna ha tramandato la sua esistenza. Un’esistenza e un’opera di cui il mondo è venuto a sapere per caso nel 2007 quando John Maloof, all’epoca agente immobiliare in cerca di storie per un libro sul quartiere nel nord est di Chicago dove abitava, acquista durante un’asta, per soli 380 dollari, parte dell’archivio della Maier confiscato per un mancato pagamento.
Capisce subito di aver trovato un tesoro prezioso e da quel momento non smetterà di cercare materiale riguardante questa misteriosa fotografa, arrivando ad archiviare oltre 150.000 negativie 3.000 stampe.
Collezionando ed esaminando ogni singolo documento, Maloof è riuscito a ricostruire il puzzle dell’esistenza della Maier, rintracciando le pochissime persone con le quali la donna aveva avuto contatti e tra queste le famiglie presso le quali aveva lavorato come nanny. Una di loro la aiutò economicamente negli ultimi, solitari anni di vita, prima della morte, avvenuta nell’aprile del 2009 all’età di 83 anni, in una casa per anziani dove era stata ricoverata per i postumi di una caduta.
L’archiviazione e la tutela dell’enorme lavoro lasciato da Vivian Maier è diventata nel frattempo la principale attività di John Maloof. Dalla storia del ritrovamento che ha cambiato la sua vita, Maloof ha tratto un film, “Finding Vivian Maier” che, tra gli altri riconoscimenti, ha ricevuto una nomination agli Oscar del 2015 per la sezione dedicata al miglior documentario.
La mostra allo Spazio Forma Meravigli curata da Anne Morin e Alessandra Mauro presenta una selezione di 120 fotografie in bianco e nero realizzate tra gli anni Cinquanta e Sessanta insieme a immagini a colori scattate negli anni Settanta ed alcuni filmati in super 8 che mostrano come Vivian Maier si avvicinasse ai suoi soggetti. Un’esposizione molto bella che ha avuto notevole riscontro a Milano.
Dopo una vita vissuta nel completo anonimato, Vivian Maier è diventata il caso fotografico che ha conquistato il mondo. Nell’era di Facebook, Instagram e di tutti i social che permettono a chiunque di rendersi visibili nello spazio di pochi istanti, la scelta di scattare tutte quelle immagini ma di non mostrarle mai ad alcuno è un enigma che non trova risposta. Se volete anche voi essere conquistati dal mistero di Vivian Maier, la mostra è aperta fino al 31 gennaio.
VIVIAN MAYER, Una fotografa ritrovata
Forma Meravigli
Via Meravigli 5, Milano
Tel. 0258118067
Dal 20 novembre al 31 gennaio 2016
Tutti i giorni dalle 11.00 alle 20.00
Giovedì dalle 12 alle 23
Ingresso intero: 8 euro
Ridotto: 6 euro
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