Simona Girelli vede la bellezza nella trasparenza. La cerca ovunque come materia prima per la creazione di gioielli ed elementi di design. Il suo occhio di rabdomante la individua in oggetti di utilizzo quotidiano che passano inosservati al nostro sguardo. Dove noi vediamo un cucchiaio di plastica o il paraspigoli di un tavolo, lei individua una forma, un elemento da assemblare o da trasformare attraverso alterazioni materiche così sperimentali da ricordare le magie di un alchimista.
Dal polistirene che compone stoviglie e contenitori da cucina, Simona attraverso lavorazioni a caldo, plasmature e forgiature, ricava collane dai bagliori bronzei, pietre che si lasciano penetrare dalla luce come cristalli, gorgiere dove tessere di seta danzano sostenute da cannucce di vetro. Lei li definisce gioielli alternativi: perché sono altro da quello che appaiono, perché sono creati mutando materie e forme.
Ho incontrato le creazioni di Simona Girelli a un’esposizione dedicata all’imprenditoria artigianale femminile e ne sono rimasta affascinata al punto da cercarla a evento concluso. Simona mi ha raccontato degli studi al liceo artistico, dei corsi di ceramica e arredamento, di un negozio laboratorio di ceramiche dipinte a mano condotto per sei anni a Robbio, in provincia di Pavia, dove vive con il marito e i due figli. Della ricerca di un’espressione creativa che andasse oltre la lucentezza della ceramica per esplorare anche la dimensione della trasparenza.
Simona ha ripreso gli studi sui materiali, ha provato le proprietà del plexiglass, della pellicola alimentare che ha lavorato come un merletto, ha partecipato alla Mostra Internazionale della Manualità Creativa di Vicenza diventando membro del pull dei creativi legati all’esposizione, ha vinto concorsi di settore ottenendo consensi e incoraggiamenti ovunque. Ora attraverso il gioiello contemporaneo sta esplorando il mondo dell’arte, del design e della moda.
Le sue creazioni sono sculture dalle forme fluide, pezzi unici realizzati in laboratorio attraverso un percorso di sperimentazione sui materiali che l’ha portata a inventare anche sorprendenti elementi di arredo, come un lampadario chandelier composto da centinaia di stoviglie di plastica trasparente che creano l’illusione del vetro, collane in feltro termoformabile o ancora installazioni ideate assemblando cucchiai di polistirene con elementi di riciclo per la realizzazione di una coloratissima poltrona esposta in occasione di Expo.
Quello che sorprende, oltre alla perfezione dei dettagli e della lavorazione, è la capacità di Simona di vedere “oltre” la forma delle cose, di immaginare per gli oggetti di uso quotidiano la dimensione quasi onirica delle sue creazioni. “Non so cosa scatta nel mio cervello – risponde divertita alla mia domanda sull’origine della sua ispirazione -. Noto la geometria di oggetto, lo tocco per sentire come è fatto, il suo spessore e sento che è pronto per la sperimentazione. I miei amici dicono che sono un po’ pazza”. Pazza no, ma un po’ folle certamente sì. Come gli artisti veri.
Per informazioni su Simona Girelli: www.simonagirelli.it
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