Sono andata all’incontro con Caterina Crepax per parlare delle sue bellissime opere di carta e, varcando la soglia del loft dove lei mi aspettava all’Archivio Crepax, sono entrata in un mondo fantastico: quello del padre Guido, il geniale fumettista creatore di Valentina, la donna più affascinante, misteriosa, sofisticata, sexy della storia del fumetto. Ma anche quello di Caterina e dei fratelli Antonio e Giacomo che con lei custodiscono, attraverso l’Archivio Crepax, l’eredità culturale del padre: la sua memoria ma anche la sua attualità. Un’eredità imponente, gestita dai tre eredi con l’elegante, affettuosa leggerezza di chi si sente portatore di un dono, da preservare e insieme condividere e diffondere. Dalla sua fondazione quattro anni fa – a 10 anni dalla scomparsa di Guido Crepax – l’Archivio ripropone il ricco patrimonio di immagini e contenuti del lavoro del grande fumettista attraverso la curatela e la consulenza di mostre, installazioni e progetti multimediali
Un impegno portato avanti dai tre fratelli attraverso quella che descrivono come un’immersione continua, quasi quotidiana, nell’opera e nell’immaginario del padre, un ripescaggio di dettagli, immagini, ricordi personali e familiari che si intrecciano con le storie e i personaggi dei suoi fumetti.
Così Valentina, la sua eroina più famosa, è ispirata alla figura dell’attrice Louise Brooks ma anche della somigliantissima moglie Luisa nata, non a caso, lo stesso giorno di Valentina il 25 dicembre. Valentina bambina in una storia ha le stesse fattezze di Caterina, Antonio è Phillip (compagno di Valentina) da piccolo, mentre Mattia, il figlio di Valentina, ha gli stessi tratti di Giacomo. Il viaggio di Valentina a Praga è l’elaborazione del racconto di quello che Antonio, da ragazzo, compì veramente.
Guido Crepax lavorava in casa, non lasciava quasi mai il suo studio (si definiva un ‘viaggiatore immobile’) ma elaborava gli stimoli che gli venivano dalla lettura dei giornali, la passione per il cinema, la musica e la letteratura attraverso il filtro della sua mente sofisticata e il tratto di una matita che usava come una telecamera per lanciare i suoi eroi, e la sua eroina d’elezione, in mille avventure.
Caterina e i fratelli sono cresciuti accompagnati dalle sue invenzioni. Non solo la conturbante Valentina, che si muoveva con naturalezza nella casa di famiglia, ma tutto un fantastico mondo animato, creato per loro dal padre: teatrini che riproducevano le favole o i film preferiti, soldatini protagonisti di gigantesche battaglie combattute sui tavoli di casa con amici che si chiamavano Giorgio Gaber, Claudio Abbado, Dario Fo o piste da moto dove gareggiavano i campioni delle due ruote.
Caterina si teneva più in disparte. Era timida, parlava pochissimo e amava isolarsi inventando anche lei, come Guido, creature di carta: teatrini, miniature di oggetti spesso fantastici che i genitori esponevano sulle pareti di casa come opere d’arte. Seguiva le orme del padre ma anche della nonna che creava quadri utilizzando avanzi di stoffe.
Crescendo avrebbe voluto studiare scenografia a Brera, ma il genitore le consigliò di scegliere, come da tradizione di famiglia, gli studi di architettura.
Fu solo nel 1995, dopo una decennale attività di architetto, che Caterina divenne un’artista della carta. L’occasione fu un lavoro su richiesta di un importante produttore di arredo per la casa durante il Salone del Mobile di Milano. Il direttore artistico, conoscendo la sua abilità nel lavorare la carta, le chiese di realizzare degli abiti da installare accanto agli armadi. Caterina, invece dei cartamodelli, costruì un intero guardaroba tridimensionale, dove la carta assumeva mille forme, spessori, volumi.
I suoi abiti ebbero grande riscontro tra il pubblico, gli addetti ai lavori e la stampa. Arrivarono richieste di altre installazioni per set fotografici, magazine di lifestyle e collaborazioni con architetti del calibro di Alessandro Mendini, stilisti come Roberto Cavalli, brand del lusso come Fendi, Montblanc, Van Cleef & Arpels. Poi la docenza presso corsi universitari di design, architettura, arte e la partecipazione a tante mostre all’estero (alla Biennale di Sao Paulo in Brasile, Art Basel a Miami, Comicon a Rio de Janeiro…) e a tantissime in Italia: solo negli ultimi mesi di quest’anno le esposizioni alla galleria di Francesco Zanuso di Milano, al Museo Ettore Fico di Torino e a Parma per le commemorazioni dedicate a Maria Luisa d’Austria.
“Gli abiti di carta di Caterina Crepax
sono disegni tridimensionali”, Gillo Dorfles
I suoi abiti sono creazioni sontuose e immaginifiche. Sotto le mani abili di Caterina e attraverso gli occhi della sua fantasia sorridente, elementi di scarto come la carta da pasticceria o quella di pratiche burocratiche, i bordi forati o ancora i rotoli di scontrini fiscali diventano pellicce, svolazzi, parrucche, vestendo creature fantastiche e surreali.
La carta per lei è creazione e trasformazione, ma è anche portatrice di memoria e la testimonianza di un DNA familiare e culturale al quale sente di appartenere fortemente E anche in questo senso, Caterina Crepax è figlia d’arte.
ARCHIVIO CREPAX
Via Ariberto 31
Milano
4 Comments
milesweetdiary
1 Dicembre 2016 at 14:24Davvero strabilianti creazioni! Ah poi sono andata a vedere Basquiat e ho molto apprezzato 🙂
Paola
1 Dicembre 2016 at 14:55Grazie, quello con Caterina è stato un bell’incontro. E fa cose fantastiche. Ciao!
Paola
22 Novembre 2016 at 19:20Grazie!
lillyslifestyle
22 Novembre 2016 at 19:12Magnifiche creazioni e poi sei riuscita a citare Valentina e Louise Brooks nello stesso articolo. Per me due idoli!!! <3