Anche se non siete interessati alla moda ma se a una mostra chiedete la capacità di sorprendervi e di farvi pensare, non perdetevi la retrospettiva Rick Owens. Subhuman Inhuman Superhuman che va in scena alla Triennale di Milano dal 14 dicembre al 25 marzo 2018. È in assoluto la prima mostra interamente dedicata al visionario stilista e designer americano, proposta e presentata dalla curatrice del settore moda della Triennale di Milano Eleonora Fiorani. Owens ha creato e curato in prima persona il concept e l’allestimento dell’esposizione attraverso la selezione di circa un centinaio di abiti, accessori, arredi, opere grafiche e pubblicazioni scelti tra quelli che ha realizzato in oltre vent’anni di carriera.
Una mostra dal forte impatto scenico, dove la moda interagisce con tutti i linguaggi artistici contemporanei – scultura, fotografia, design, musica – mettendo in essere non tanto la rappresentazione di uno stile quanto di un mondo che coinvolge e affascina il visitatore per tutta la durata del percorso espositivo.
A mio parere una delle esposizioni dedicate a un designer di moda più riuscite fra quelle allestite negli ultimi anni alla Triennale. Perché i protagonisti non sono gli abiti ma una visione, l’interpretazione della nostra contemporaneità attraverso gli occhi di un uomo che mette in gioco tutto di sé: la sua sensibilità, la ribellione a un’estetica convenzionale, la sfida al pensiero comune, alle classificazioni di genere, l’attrazione verso il decadente ma anche per l’energia dei corpi, il senso del sacro e del tribale.
“I vestiti che creo sono la mia autobiografia. Rappresentano la calma elegante a cui aspiro e i danni che ho fatto lungo la strada. Sono un’espressione di tenerezza e di un animo furente. Sono un’idealizzazione adolescente e la sua inevitabile sconfitta”, Rick Owens
Nato nel 1962 a Porterville, California, Rick Owens ha lanciato nel 1994 la linea che porta il suo nome. La sua prima sfilata a New York è stata sostenuta da Anna Wintour e Vogue USA. Nel 2003 si è trasferito a Parigi, città che è diventata il centro operativo della sua attività e dove vive con la moglie e musa Michèle Lamy. Oltre alla moda nel luglio 2005 ha presentato una collezione di arredi realizzati in compensato grezzo, marmo e corna di alce americano, successivamente esposta al Musée d’Art Moderne di Parigi e al Museum of Contemporary Art di Los Angeles. Nel giugno 2017 è stato insignito dal Council of Fashion Designers of America con il Lifetime Achievement Award, dopo aver già conseguito nel 2002 il Perry Ellis Award for Emerging Talent.
La mostra si propone come un viaggio suggestivo nella moda di Rick Owens dove la moda è il suo mondo. L’ingresso è concepito dal passaggio attraverso una coltre di luci che crea un effetto nebbia quindi il colpo d’occhio di un’installazione scultorea che percorre per intero l’ampia curva dello spazio espositivo, una gigantesca struttura materica realizzata da Owens per l’evento che diviene metafora dell’eterno e primordiale impulso creativo che porta avanti l’umanità, nel bene e nel male.
“Un giorno forse farò una mostra più tranquilla, focalizzata sulle tecnica e il mestiere – la ricerca delle infinite nuance di grigio, il taglio finalmente perfetto dopo giorni di frustrazioni, i tessuti che sembrano esprimere qualcosa di autentico e vero… – ma per adesso ho voluto questo luccicante, primario urlo nero di ego, insicurezza, amore, rabbia e gioia per la Triennale di Milano, un composto di cemento, gigli, miei capelli e la sabbia della spiaggia di Venezia, dove un giorno sarò sepolto. Ho sempre detto che l’espressione creativa è l’opposto della morte… è speranza”
Lo spazio bianco definito dalla scultura nera è abitato da manichini dai lunghi capelli che nella versione maschile riprendono le fattezze di Rick Owens e in quella femminile quelle di Michèle Lamy. Una visione sospesa tra l’ancestrale e il futuribile, un linguaggio estetico che ibrida le influenze della scuola giapponese di Kawakubo Issey Miyake e Yohji Yamamoto con le dimensioni del tessuto, della forma, della grafica creando giochi, aperture, sconfinamenti. Una magnificazione dei corpi maschili e femminili che, coperti da mantelli e avvolgenti intrecci ci appaiono via via come sacerdoti e sacerdotesse o come elementi di una tribù di combattenti.
Il percorso della mostra si conclude in un crescendo musicale nella sala che mette in scena su quattro grandi schermi le sfilate più rappresentative della carriera di Owens. Tra queste la travolgente e celebre Vicious, della collezione SS14, rappresentata da modelle-guerriere danzatrici appartenenti a step-dance crew americane, da Atlanta a New York.
Una rappresentazione potente di corpi forti, belli quanto distanti dai cliché estetici della moda. Un gran finale che conclude in bellezza la mostra di un uomo, un designer, un creativo da vent’anni alla ricerca non del bello ma del sublime. Dissacrante e incredibilmente delicato, Rick Owens in tre parole: Subhuman Inhuman Superhuman.
RICK OWENS. Subhuman Inhuman Superhuman
15 dicembre – 25 marzo 2017
Palazzo della Triennale
Viale Alemagna 6, Milano
Orari: martedì – domenica h. 10.30 – 20.30
Prezzo biglietto: intero 9 euro
1 Comment
Paola
19 Dicembre 2017 at 12:45Grazie, è in calendario 🙂