Maglie come oggetti da indossare, dove il corpo trova un’accoglienza e la persona che le sceglie una rappresentazione di sè. Maglie che raccontano storie: di chi le ha create e di chi vorrà indossarle. Storie uniche e irripetibili che trovano un’identità definita nell’espressione di un lavoro collettivo, un percorso di ricerca creativa con l’obiettivo di rappresentare la maglieria nella dimensione inedita di opera d’arte. Si chiama Abitario ed è l’ultimo progetto di Denise Bonapace, artista, designer di moda etica e sostenibile, docente e intellettuale che ha focalizzato la sua ricerca nel rapporto tra corpo e abito.
Abitario è un collettivo composto da diverse personalità artistiche e artigianali che progetta e realizza capi artigianali di maglieria applicando tecniche tradizionali in maniera sperimentale. Pezzi unici, poetici e onirici, dal design inclusivo vestono individualità e personalità lasciandosi alle spalle trend di stagione e modelli di riferimento.
La prima collezione, denominata RicamaRiparaApplica è stata presentata nei giorni scorsi alla MyOwnGallery di Superstudio Più a Milano dove, insieme alle giovani maker coordinate dalla direttrice di produzione Antonietta Letterio era presente il designer, scenografi e costumista Davide Pizzigoni con una capsule dedicata.
“L’idea di Abitario è nata dal mio desiderio di sperimentazione derivato dalla mia attività di designer di maglieria e di docente – racconta Denise Bonapace -. Nella mia esperienza ho trovato studenti tanti studenti che amano la maglieria, come le maker a cui ho sottoposto il progetto, tutte ragazze neolaureate in fashion design. L’idea di partenza è stata l’utilizzo di materiali di recupero da trasformare con la nostra manualità. Ci siamo recati nel distretto di Prato dove ci sono grandi centri e aziende di raccolta e recuperato 100 maglioni destinati al macero. Il collettivo è stato attivato dallo scorso maggio con lo stimolo a lavorare sul concetto di identità e la pratica del ricamo. Abbiamo quindi ricamato dei visi con l’intenzione anche di dare un volto comune a questo primo progetto”.
Altrettanto significativa è la soluzione per riparare i modelli fallati: “Abbiamo rammendato i buchi creando dei ricami, trasformando il difetto in un plus valore che rende il capo speciale e unico – prosegue Denise -. Ma oltre al risultato estetico, ci piace pensare al suo valore simbolico, l’offerta di una possibilità di riscatto che è insita nell’atto della riparazione”.
L’idea di Abitario è l’attivazione di un vero e proprio sistema per la realizzazione di pezzi unici, superando il concetto tradizionale della collezione di maglieria che prevede varianti di uno stesso modello in tante taglie. “Forse anche i maglioni posso diventare opere d’arte – si augura Denise – e quindi fruibili e vendibili in quanto opere artistiche. Capi che vestono individualità e personalità, superando in una direzione inclusiva il concetto di taglia che tende a ridurre la peculiarità dei singoli corpi a un numero o a una lettera”.
I capi di Abitario infatti, privati dei simboli S, M, L, non sono riconducibili a una specifica misura ma vengono descritti in centimetri. Per valorizzare l’unicità del progetto, ogni maglione è accompagnato da un passaporto: un libretto scritto a mano che racconta il progetto, il capo, il nome di chi l’ha fatto, realizzato lasciando anche delle pagine vuote da compilare con la storia di chi lo riceverà.
Tra le proposte di Abitario anche una capsule realizzata a rotazione da professionisti del design, della moda, dell’architettura con la collaborazione delle makers. La prima è Finalmente a Casa di Davide Pizzigoni, architetto, designer, scenografo e costumista che ha lavorato sul concetto della casa e dell’abbigliamento.
“Ci piace pensarci come esseri nomadi ma in realtà la nostra casa è nel cellulare – ha spiegato Pizzigoni –, un oggetto che ci accompagna ovunque e ci può portare ovunque nel mondo. In questo contesto, muoversi con memorie della nostra abitazione mi sembra più interessante. Per questo ho lavorato su tessuti di arredamento come i toile de jouy che risalgono al 1700 e dalla forte connotazione europea. Nell’elaborazione di questo concetto con Denise, ho voluto giocare con un mondo che usa dei codici completamente diversi creando la suggestione di un arredamento europeo in una casa giapponese. Abitario è stata un’esperienza molto interessante, Quando siamo partiti, è stato come salire su una barca senza sapere dove saremmo andati e quale sarebbe stato il risultato. Passo dopo passo, nel confronto con i vari saperi, ne è venuto fuori qualcosa di inedito e di inaspettato. Partire senza preconcetti e lavorare tutti quanti senza l’impostazione di istruzioni dettagliate ha rappresentato anche un gesto di libertà. Abitario è un work in progress tra vari attori con una forte componente narrativa: la rappresentazione dei manufatti attraverso microstorie che ognuno può leggere in maniera diversa”.
Le storie di Abitario vi aspettano per essere ascoltare nel sito dedicato. Dateci un’occhiata, scoprirete come una collezione di maglieria può diventare una galleria d’arte.
ABITARIO
www.abitario.com
info@abitario.com
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