Se non fosse stata nominata Capitale Europea della Cultura del 2019 forse ora non sarei a riguardare con occhi sognanti le immagini di Matera, la magnifica città dei Sassi visitata poche settimane fa in occasione del lungo ponte tra Pasqua e il 25 Aprile che ha messo in modalità vacanze mezza Italia. Sono quindi grata alla notorietà derivata dalla prestigiosa designazione per avere trascorso due giorni bellissimi, in un luogo unico al mondo che crea la magia di portarti dentro la storia, in uno scenario che alterna, senza soluzione di continuità, lo splendore di palazzi barocchi all’architettura scarnificata delle grotte ricavate nella roccia calcarea.
Avevo visto tante volte Matera in fotografia ma nessuna immagine può raccontarne l’aria tersa e secca, l’odore della vegetazione che si insinua tra la pietra polverosa e macchia di verde il Parco della Murgia inciso dalla Gravina, la luce abbagliante dei Sassi che fa socchiudere gli occhi, la sorpresa per i tesori artistici nascosti, la presenza di un genius loci intenso e diffuso.
Matera è il terzo insediamento urbano più antico del mondo (dopo Aleppo e Gerico), vanta diecimila anni di storia, testimoniati da tracce di civiltà diverse. Non è stata eretta sulla roccia ma scavata nel calcare della gravina: sono scavate le grotte, ma anche le chiese rupestri con le colonne e l’architettura a volta e le grandi cisterne per la raccolta dell’acqua. I palazzi e le facciate delle abitazioni dopo il 1600 sono realizzati con blocchi di calcarenite dove a volte sono visibili antichi fossili.
ll suo fascino ha ispirato scrittori come Carlo Levi che la descrive nelle celebri pagine di Cristo si è fermato ad Eboli, registi come Pierpaolo Pasolini che vi girò nel 1964 Il Vangelo Secondo Matteo o Mel Gibson che nel 2003 vi ha ambientato The Passion, contribuendo al rilancio turistico e culturale della città avviato nel 1993, quando i Sassi sono stati dichiarati Patrimonio Mondiale dell’Unesco.
Sembra incredibile che nel 1948 questi luoghi fossero definiti da Palmiro Togliatti “la vergogna d’Italia”. Le grotte che definiscono il paesaggio materano erano diventati dei tuguri dove 16mila tra uomini, donne e bambini, in promiscuità con gli animali, vivevano senza fogne e acqua corrente, in condizioni sanitarie insostenibili. Matera, suo malgrado, divenne il simbolo del degrado in cui versava gran parte del Sud Italia nel dopoguerra, un problema da sanare. Negli anni ’50, in seguito a una legge speciale sui Sassi voluta da Alcide De Gasperi, si impose alla popolazione di lasciare le proprie case per trasferirsi nei nuovi rioni realizzati su progetti di importanti architetti italiani.
I Sassi vennero così abbandonati e rimasero zona morta fino al 1986 quando una seconda legge speciale dello Stato diede avvio al loro recupero con l’intenzione di ripopolare la zona. Per la ristrutturazione venne incaricato l’Ufficio Sassi, tutt’ora in attività. Le case furono risanate ad opera del Demanio, proprietario di gran parte delle abitazioni che le cedette ai materani per uso residenziale a 90 anni e di magazzino a 30. Matera cominciò a sollevare la testa, a recuperare attraverso il paesaggio urbano il senso della sua identità, fino al fondamentale riconoscimento dell’Unesco che restituì agli abitanti un rinnovato orgoglio.
Sono stata a Matera per due giorni e due notti e l’ho lasciata con il rimpianto di avere mancato la visita al Parco della Murgia (che ospita le più belle chiese rupestri e che ho potuto ammirare solo dai percorsi esterni della città), del Musma (Museo della Scutura Contemporanea di Matera) a Palazzo Pomarici, il solo museo “in grotta” al mondo e del Palombaro Lungo, la più grande cisterna idrica della città che, per il grande afflusso di turisti, aveva gli ingressi sold out.
Non ho potuto visitare tutte le attrazioni della città o prendere parte alle offerte del programma culturale, quest’anno ovviamente molto ricco, tuttavia due giorni sono un tempo sufficiente per orientarsi nella mappa individuando i punti di interesse, concedendosi anche l’esperienza più bella del visitatore, che è quella di perdersi, seguendo solo le sollecitazioni dell’occhio e della mente.
E ora, come mi piace fare nei miei articoli da ‘turista’, ecco i miei consigli in caso vogliate fare un giretto a Matera.
1. Prenotate una guida professionista. La Lonely Planet o il numero speciale del magazine Traveller di Condè Nast (utilizzato e secondo me ben fatto) non bastano: una persona del posto vi consentirà di vedere il meglio, in tempi calcolati e con un racconto della città che, se avete scelto bene il vostro ‘cicerone’, si rivelerà non solo istruttivo ma indimenticabile. Noi (mio marito ed io con una coppia di amici) siamo stati fortunati nell’incontro con Pina Radicchi, una guida turistica segnalata dal titolare dell’appartamento affittato appena fuori i Sassi. Abbiamo pagato 20 euro a testa per un tour previsto di due ore che, per le code davanti ai punti d’interesse (la città era affollatissima di turisti!) si è protratto ben oltre. Soldi ben spesi: gentile, competente, appassionata, la nostra guida ci ha permesso di conoscere e capire la città e anche un po’ i suoi abitanti, scalfendone l’immagine da cartolina che inevitabilmente trasmette al turista distratto.
Va da sé che niente di questo viaggio è sponsorizzato quindi, con l’autorizzazione dell’interessata, se volete contattarla, la sua mail è pinaradicchi@gmail.com.
2. Inquadrate subito la mappa: Sasso Barisano, Civita, Sasso Caveoso e Il Piano. A Matera spesso non c’è campo all’interno delle grotte, delle chiese o nei ristoranti ma con le app del cellulare arrivate ovunque. Tuttavia orientarsi è facile. I Sassi di Matera sono due, scavati e costruiti a ridosso della gola denominata Gravina: il Sasso Barisano, girato a nord-ovest sull’orlo della rupe, se si prende come riferimento la Civita, fulcro della città vecchia e Il Sasso Caveoso, che guarda invece a sud, di fronte al Parco della Murgia. Il Piano racchiude il moderno centro storico con le sue bellissime chiese barocche, le vie con i negozi e le piazze principali.
3. Pagate l’ingresso per le chiese rupestri (e sopportate l’inevitabile fila) Camminare per la città è bello così come affacciarsi sui tanti scorci panoramici sui Sassi ma se volete capire davvero l’anima di Matera dovete entrare in una delle chiese rupestri scavate nella roccia calcarea, dove sono state ricavati archi e navate e conservati ancora bellissimi affreschi di epoca bizantina e romanica. Noi con la guida abbiamo visitato Santa Maria De Idris e San Giovanni in Monterrone, la Chiesa di Santa Lucia alle Malve, sul sasso Caveoso (3 euro) quest’ultima utilizzata come abitazione (perfino con cucina!) fino al 1960. Molto bella anche la chiesa rupestre di Santo Spirito del complesso degli Ipogei di piazza Vittorio Veneto, l’unica che è possibile fotografare dall’interno.
4. Visitate una Casa Grotta. Altro ingresso a pagamento (3 euro, 2 con lo sconto-guida) e ancora lunga fila d’ingresso ma esperienza indispensabile per comprendere le condizioni in cui vivevano gli abitanti del luogo. Noi siamo entrati nella casa Grotta di Vico Solitario, su Sasso Caveoso, abitata da una famiglia materana fino al 1957. Un unico ambiete che ha ospitato fino a 11 persone, più galline e un mulo con la mangiatoia. Arredata con mobili autentici, ha un letto, un tavolino con un unico grande piatto dal quale tutti mangiavano, un cassettone i cui cassetti potevano fungere da giaciglio per i più piccoli. Era provvista di una neviera e di un sistema di raccolta dell’acqua.
5. Salite fino alla Casa di Ortega. Su Sasso Barisano che domina con una bella vista, in via Nicola del Sole, la dimora dove negli anni ’70 abitò l’artista spagnolo Josè Ortega. Donato dagli eredi di Ortega alla Fondazione Zetema e diventato spazio museale (5 euro ingresso), ospita venti bassorilievi che il pittore realizzò nel 1975 nella Città dei Sassi, utilizzando la tecnica artigianale locale della cartapesta. Molto interessante, oltre alla visione delle opere, la visita all’abitazione con sala da pranzo, camera da letto, soggiorno, cucina e bagni tutti decorati.
6. Intercettate le opere di Salvador Dalì. Oltre alle 200 opere dell’artista surrealista dislocate in vari musei della città, per tutto il 2019 sono presenti tre sculture che vi permetteranno di scoprire anche luoghi imperdibili del centro storico: l’Elefante Trampoliere in piazza Vittorio Veneto, il Pianoforte Danzante in piazza San Francesco d’Assisi, l’Orologio Disciolto in via Madonna delle Virtù, su Sasso Barisano.
7. Regalatevi un souvenir di artigianato. Con il recupero dei Sassi, la città si è popolata di artigiani che realizzano oggetti ispirati alla tradizione locale proponendo manufatti di pregio. Nel centro storico si trovano botteghe dove si lavora il legno, la cartapesta, il gesso, la terracotta, il tufo creando oggetti belli e particolari. Come i cucù, che a Matera non sono orologi ma fischietti in terracotta. Tra le botteghe più rinomate quella di Geppetto, alias Marco Brunetti, in Piazza del Sedile dove il fischietto modellato in forma di galletto viene proposto in forme, lavorazioni e colorazioni differenti. Con Luigi abbiamo voluto acquistare un timbro del pane in legno di arancio che serviva a riconoscere la propria pagnotta quando veniva cotta nel forno comune. Lo abbiamo comperato da Mancini, un’altra bottega storica in via Buno Buozzi, dove hanno scolpito le nostre inziali davanti ai nostri occhi, nel laboratorio retrostante il negozio che espone anche bellissimi lavori in cartapesta. Altre belle cose notate passeggiando per le vie del centro, le piccole sculture dal design essenziale di Tufa, ancora in via Bruno Buozzi.
8. Fatevi prendere per la gola. A Matera abbiamo mangiato molto bene, gustando in ristoranti e trattorie una cucina locale, realizzata con ingredienti di qualità e proposti a prezzi decisamente inferiori rispetto a quelli di Milano. Godono giustamente di un’ottima reputazione il pane di Matera, in grano duro delle colline materane, lievito madre con cottura in forno a legna e il peperone crusco, una qualità rosso dolce che viene essiccata e fritta per pochi secondi in olio diventando croccante come una chips. Una specialità lucana che mi ha conquistato: non tollero i peperoni e invece con questa cottura li ho digeriti benissimo! I migliori li ho trovati da Stano, una pizzeria ristorante che ho scoperto essere molto rinomata in città e che si affaccia sul Sasso Barisano. Unica precauzione: la città è assaltata dai turisti, quindi per i ristoranti sempre meglio prenotare.
9. Non perdete la vista dei Sassi dal tramonto. Con il tramonto la città si colora di rosa e con il calare della notte si accende come un presepio, mentre le cattedrali e le chiese nelle piazze del centro si illuminano magicamente. Lungi dall’essere stucchevole, una vista emozionante! Una cena davanti al panorama notturno dei Sassi e una passeggiata per i vicoli rischiarati dai lampioni antichi, finalmente liberati dal turismo di massa valgono, da soli, un viaggio che comunque ricorderete a lungo.
6 Comments
Paola Bortolani
22 Maggio 2019 at 15:36Leggo solo ora. Sono stata a Matera l’anno scorso in primavera e non posso che confermare le tue impressioni. Anzi, leggendo ho sentito, in qualche passaggio, un brivido di emozione per la sensazione di essere di nuovo lì, in quella città indescrivibile
Paola
22 Maggio 2019 at 16:07Grazie Paola! Scrivo perché mi emoziono e per suscitare emozioni in chi mi legge 🙏❤️
Patricia
8 Maggio 2019 at 16:29Great article! I loved Matera too.
Paola
8 Maggio 2019 at 17:51Grazie Patricia, Matera è un incanto!
Miss Nandina
8 Maggio 2019 at 9:31Sempre interessante quello che scrivi, questo articolo anche utilissimo! Grazie
Paola
8 Maggio 2019 at 9:49Grazie Carla, se vai a Matera fammi sapere come ti sei trovata!