Anche quest’anno alla Galleria Sozzani di Milano si rinnova l’appuntamento con World Press Photo, il concorso di fotogiornalismo istituito ad Amsterdam nel 1955 e considerato tra i più prestigiosi al mondo. Un’esposizione di 140 immagini, corredate da didascalie che nella loro essenzialità sono piccoli saggi di giornalismo, per un percorso che ci porta nel cuore del mondo: nella sua umanità, nella sua forza e nella sua miseria, nella lotta per la vita e nella morte tragica.
Un viaggio senza bussola tra i più remoti luoghi del pianeta che ci catapulta davanti alle donne, gli uomini, i bambini, gli essere viventi che, attraverso la potenza della fotografia e il talento dei fotoreporter premiati, ci raccontano, in attimi intensi e a volte interminabili, la loro storia. Quella della bambina yemenita malata di cuore in un paese straziato dall’embargo totale che morirà pochi giorni dopo lo scatto del fotografo, della donna guardia armata che milita con orgoglio in un’organizzazione antibracconaggio nello Zimbabwe, della solitudine di due cavalli evacuati dalla loro stalla davanti al cielo rosso di Malibù, in California, devastata dall’incendio.
I premi sono suddivisi in otto categorie: si va dall’attualità all’ambiente, dalla natura, ai ritratti, allo sport. Quest’anno, il concorso ha visto la partecipazione di 4.783 fotografi da 129 Paesi diversi che hanno presentato un totale di 78.801 immagini. Una giuria indipendente composta da esperti del settore ha selezionato 43 candidati provenienti da 25 differenti nazioni. Il premio World Press Photo of the Year 2019 è stato assegnato l’11 aprile ad Amsterdam all’americano John Moore per la foto della bambina honduregna che piange ai piedi della madre fermata dalla polizia di frontiera tra Messico e Stati Uniti. Tra finalisti anche due italiani: Marco Gualazzini con un servizio sulla crisi idrica del lago Ciad e Lorenzo Tugnoli, con un reportage commissionato dal Washington Post sulla crisi umanitaria in Yemen.
Le immagini selezionate da World Press Photo per il 2018 ci offrono un racconto feroce del mondo, che si guarda e si ascolta in silenzio, a volte con lo stomaco contratto per la sua crudezza. Ma ci restituiscono il valore del fotogiornalismo, in un sistema dell’informazione minacciato dalle fake news e dove spesso ci si appella al politically correct per esercitare una censura, sottile ma pervasiva.
Non sono tutte tragiche le fotografie del World Press Photo ma rappresentano tutte un momento di verità. Come lo scatto, a mio parere strepitoso, scattato da Brendan Smialovski durante la prima visita di Emmanuel Macron negli Stati Uniti, nel quale Donald Trump conduce il giovane presidente francese per mano nella Sala Ovale. Il testo nella didascalia della foto ricorda che dopo i proclami di grande amicizia, le proposte di Macron a Trump in tema di politica estera non hanno avuto la risposta sperata e che i rapporti tra i due presidenti si sono raffreddati, come hanno confermato gli attacchi dell’americano al francese via Twitter.
Si sorride e si avverte per il povero Macron, ripreso in quella situazione così buffa, il senso di empatia che si prova durante la visita alla mostra nella Galleria Sozzani: anche lui, come ogni protagonista delle storie del World Press Photo 2018, testimonia la precarietà esistenziale nella quale ogni vivente, a tutte le latitudini, in ogni contesto ambientale, economico e sociale si trova. Nessuno di noi è al sicuro e in questa insicurezza ci ritroviamo tutti, profondamente, uguali.
L’immagine in apertura è Crying Girl on the Border © John Moore, Getty Images
WORLD PRESS PHOTO EXHIBITION 2019
Fotografia e giornalismo
Fondazione Sozzani
Corso Como 10, Milano
12 maggio – 2 giugno 2019
Orari apertura: tutti i giorni, ore 10.30 – 19.30 mercoledì e giovedì, ore 10.30 – 21.00
Ingresso 5 euro, Ridotto 3 euro (6-26 anni)
2 Comments
Paola Bortolani
18 Giugno 2019 at 15:31Sono molto in ritardo nel commentare, avevo visto la mostra qualche settimana fa e non me ne perdo una. Quest’anno l’ho trovata più triste, più “senza speranza” che in passato
Paola
19 Giugno 2019 at 22:29E’ vero Paola, la selezione delle immagini è stata particolare. L’anno scorso ce n’erano di più sulla bellezza della natura e questo dava maggiore respiro alla mostra. Però io l’ho trovata, ancora una volta, emozionante.