A Brescia c’è un posto speciale. E’ Betty Concept, la Casa di Betty Thu Trinh, una ragazza italiana di origine vietnamite che con la madre Kim e il fratello Andrea ha dato vita in corso Cavour a uno spazio che non c’era: allegro, colorato, arredato con pezzi vintage, pareti scintillanti e tappeti, per accogliere una moda inclusiva, adatta a chiunque, senza distinzione di età, status, conformazione fisica.
Una moda etica per la scelta dei materiali, la lavorazione sartoriale e artigianale, la filiera corta e trasparente, il prezzo onesto.
Una moda che si rivolge alle clienti come persone, quindi su misura, offrendo un servizio sartoriale da scegliere personalizzando modelli e tessuti o tra i capi disponibili in negozio, perfezionati intorno al corpo di chi li ha scelti.
Da Betty vanno tante donne: da sole, con le amiche o anche i compagni che le osservano divertiti mentre loro provano davanti allo specchio abiti che finalmente le vestono come desiderano e spesso diventano protagoniste delle stories che Betty, mentre le assiste in negozio, posta sul suo profilo Instagram.
Abiti, capi spalla, bluse, gonne, tute e pantaloni ma anche accessori per personalizzare ulteriormente gli outfit, come i TuBetty, cinture da portare in vita ma anche da utilizzare anche come collane o cerchietti o i CintuBretty, bretelline colorate per chiudere i capi e adattarne i volumi a piacimento.
Betty, che ha aperto la sua bella Casa con una grande festa meno di un anno fa, ha studiato moda all’Istituto professionale Mariano Fortuny di Brescia ma cuce dall’età di sei anni sulla macchina da cucire di mamma Kim, sarta in casa che accudiva quattro figli e una madre inferma.
Betty è nata in Italia, figlia di rifugiati politici vietnamiti che, dopo la permanenza in un campo profughi in Tailandia, hanno trovato negli Anni 80 accoglienza a Gambara, un paese della Bassa dove parte della famiglia vive tutt’ora. “La nostra è una storia di integrazione positiva – racconta con il suo bell’accento bresciano -. Siamo stati accolti e trattati con rispetto, anche se anch’io, come tanti figli di immigrati, ho sentito che dovevo dimostrare fare le cose bene come gli altri ”.
Dopo la scuola e un anno di volontariato in Vietnam, ha lavorato come modellista negli uffici stile, ricerca e sviluppo di aziende di moda e ha vissuto per quattro anni a Londra: “Tutte esperienze preziose quando ho cominciato a pensare al mio progetto, che è stato a lungo ponderato – racconta -. La crisi non ha intaccato i brand del lusso ma ha messo in difficoltà tante persone di fascia media che cercano un’offerta di qualità a prezzi sostenibili. Con mia madre, che è il mio braccio destro, abbiamo individuato una nicchia di mercato e un approccio verso la clientela che ci distingue in un contesto affollatissimo come quello dell’abbigliamento. Certo, la cultura della moda sostenibile è ancora nota a pochi, non è facile raccontare il valore della mia filiera, che è corta e controllatissima, dato che conosco ad uno ad uno tutti i miei fornitori”.
Il rapporto con le persone per Betty è fondamentale, mi racconta che ha cominciato con i mercatini e che la maggior parte dei brand che espone nel suo concept store sono quelli delle vecchie amiche di banchetto che, come lei, si sono poi affermate anche grazie alla promozione attivata sui social.
“Quando i mercatini andavano fin troppo bene ho intuito che da lì sarebbe iniziata la fase calante – mi spiega -. Quatto anni fa ho aperto uno spazio di 50 metri quadri al Carmine. Nel 2017 è nato mio figlio Romeo ed ho subito un inevitabile rallentamento. In quella pausa ho capito che mi servivano i social e mi sono avvalsa della preziosa consulenza di Veronica Benini, alias Spora che ha dato un’immagine brillante al mio brand”.
Il Concept di Betty e la sua proposta di moda funziona e cresce con continuità. Il suo è uno spazio aperto dove non si vendono solo vestiti ma si svolgono tante iniziative volte alla comunità: domenica 15 settembre per esempio sarà la giornata #bettytiregala2019, dedicata alla raccolta di fondi in favore di Pangea, una onlus che si occupa di supportare con il microcredito altre donne in diversi paesi in difficoltà. Chi partecipa paga una quota e ottiene in cambio una scatola contenente dei tessuti, un quaderno, un metro e un cartamodello per realizzare il proprio vestito a casa. “Questo è un altro esempio di cosa intendiamo per moda inclusiva – conclude Betty -. Aperta a tutti, in favore di tutti. Una moda che non discrimina nessuno e che mette in connessione idee, contenuti, persone!”.
Amiche bresciane e non solo, se nel weekend siete in città, andate a dare un’occhiata da Betty Concept: ne uscirete forse con una bella scatola sotto il braccio ma sicuramente con un sorriso.
Casa Betty Concept
BRESCIA
Corso Cavour 18
Tel. 39 339 7815736
info@bettyconcept.com
Instagram, Facebook
La foto di apertura è di likeency
1 Comment
Paola Bortolani
24 Settembre 2019 at 11:38Che storia bellissima! Davvero volere è potere. Questi esempi meriterebbero sostegno a livello istituzionale