Questa foto rappresenta il Natale dei Bianchi, la famiglia di mio marito Luigi. Siamo in 45, tutti intorno a nonna Sandra, 95 anni portati con baldanza e dolcissima matriarca di sei figli, 11 nipoti, 14 pronipoti più tutti gli anessi. Il matrimonio di Sandra con Giuseppe ha generato una stirpe numerosissima e così per combaciare gli impegni di tutti gli eredi con le famiglie che si sono formate nel corso dei decenni, il pranzo di Natale dei Bianchi avviene una domenica di metà dicembre.
Per incontrarci tutti affittiamo uno spazio condiviso nel condominio di Valentina, una delle nipoti, dove vengono imbandite tavole da far invidia ai servizi di catering più rinomati di Milano e il cui menù viene stabilito dal Consiglio Supremo dei sei figli Bianchi ai primi di settembre (!) e aggiornato in una chat dove vengono stabiliti tutti i dettagli, dai cibi che ognuno deve portare, ai regali per nipoti e pronipoti.
Ce ne sarebbe da diventare matti ma i Bianchi sono una squadra fortissimi, che affronta l’evolversi e la crescita della famiglia con spirito indomito e un’organizzazione paramilitare dove al comando si alterano tre generalesse (le sorelle più grandi) armate di mestolo e un ricettario inesauribile. Anche quest’anno il buffet imbandito da Margherita, Maria Rosa e Paola era all’altezza della tradizione con un tripudio di patè, mousse, torte salate al baccalà, formaggi di ogni tipo, pizzette, focacce, salumi, mozzarelline, melanzane al forno con pinoli, carciofi in carpione, panini imbottiti con ‘pulled pork’ (ricetta del nipote Matteo), panettoni con crema di mascarpone, vassoi di cioccolatini e torte anche tedesche! Dopo l’assalto al buffet ci si distribuisce tra sedie e divani per l’apertura dei regali prima della tombola a cui partecipano tutti i componenti della famiglia.
Quest’anno è stato il mio ventiseiesimo Natale da membro acquisito nel clan dei Bianchi e ogni volta, oltre alla sorpresa per l’abilità culinaria delle cognate (di quella di Gigi già sapete), si rinnova il piacere di essere parte di una famiglia così speciale, formata da persone molto diverse tra di loro eppure unite dalla condivisione di valori e di affetti, dove non viene mai meno il senso del rispetto.
Mi sono trovata bene nel clan di Luigi perché anch’io vengo da una famiglia numerosa: noi Baronio tra fratelli e sorelle siamo in cinque, tre femmine e due maschi. Io sono la più grande e l’unica che non ha avuto figli ma ho sei nipoti che adoro. Saremo insieme il 25 dicembre per il pranzo di Natale a casa di mio fratello Gian e di sua moglie Francesca. Con mia mamma ci saranno anche la madre, la sorella e le nipoti di Francesca. Saremo in 16: dilettanti rispetto ai Bianchi, ai quali però ci siamo ispirati per la divisione dei piatti da portare in tavola e l’organizzazione dei regali. Luigi si occuperà del secondo (coniglio e cappone ripieni al forno). A me sta bene tutto ma pretendo i casoncelli di Longhena che mia cognata ordina con anticipo e di cui tiene sempre un pacchetto a parte per me da portare a Milano.
So che in questo racconto dei miei Natali in famiglia sto parlando solo di cose da mangiare ma per noi stare insieme è anche la condivisione di cose buone. Forse sarò una tontolona ma non conosco il fastidio per i pranzi di famiglia in occasione delle feste e ci partecipo con gioia e un sottile senso di gratitudine.
Sono sempre stata una persona molto indipendente, ho lasciato presto la mia casa per vivere altrove e amo la solitudine ma sono sicura che la mia forza interiore mi viene dalla famiglia, dagli anni di formazione in una casa dove c’erano tanti individui con i quali confrontarsi, momenti belli e brutti con cui fare i conti. Non ne sono sempre stata conscia, ero così presa dalla mia voglia di indipendenza e di realizzazione personale per soffermarmi sulle vite dei miei genitori, delle sorelle e dei fratelli. Ma ora che sto diventando finalmente grande (se non ora, quando?) il legame con quelle persone, con la mia famiglia, è ineludibile. Non abbiamo avuto una vita sempre facile, ci sono stati momenti duri e separazioni dolorose, ma domani saremo insieme perché ci vogliamo bene e abbiamo anche tanti ricordi belli.
Per me uno dei più felici riguarda proprio un Natale di tanti anni fa. Era il 1968, avevo sette anni e con le sorelle più piccole Luisa e Roberta attendevamo l’arrivo a casa della mamma e di Gian, il nuovo fratellino nato il 19 dicembre. Mentre erano in clinica, mio padre aveva coinvolto noi bambine nella costruzione del presepe che, oltre a Gesù, doveva accogliere il nuovo nato. Costruì nel soggiorno una grotta con sassi e gesso e un grande presepe con pezzi di albero e di muschio. A parte Gesù, la Madonna e San Giuseppe, ci mancavano gli altri personaggi del presepe ma utilizzammo dei pupazzetti di Walt Disney che noi bambine avevamo collezionato con i formaggini Mio e che mio padre fissò con dei piedestalli in cartone. Ricordo come fosse ora il momento in cui mia madre arrivò a casa con il bambino in braccio, la sua sorpresa per il presepe con Topolino, Pippo e Paperino, Biancaneve e Bambi in processione verso Gesù Bambino, l’abbraccio di mio padre, la gioia di tutti noi in un momento così speciale. Per me, a distanza di tanti anni è un ricordo pieno di stelle: il più bel Natale della mia vita.
4 Comments
Paola Bortolani
25 Dicembre 2019 at 0:38Che storia bellissima! Anzi che storie bellissime, ma il Natale con il Gesù Bambino vero mi ha molto commossa. Buon Natale a Paola e Gigi!
Paola
26 Dicembre 2019 at 8:45Grazie Paola, buon Natale a voi!
Gianni Cozzi
24 Dicembre 2019 at 11:40ciao paola sempre interessanti le tue riflessioni.un po di invidia per le vostre grandi famiglie. un abbraccio e un augurio
Paola
24 Dicembre 2019 at 12:11Grazie Gianni, buon Natale!