Un magazine dedicato alla donna over 40: alla sua bellezza ma anche alla sua intensità, al suo stile, alla sua eleganza. Si chiama Neoque, è scaricabile online ed è il progetto editoriale più originale degli ultimi anni. Nell’ultimo numero, il sesto, 556 pagine che sono un inno alla sensibilità femminile, a una visione estetica della donna in continuo divenire che ruota attorno al concetto di unicità. Splendidi servizi di moda, beauty e lifestyle dove gli abiti, i paesaggi, gli interni sono elementi accessori al racconto di una condizione straordinaria: quella di una persona finalmente matura, al centro della scena e della vita.
Sono venuta a conoscenza di questo raffinatissimo magazine online su segnalazione di Sara Mautone, una giovane fotografa che ha collaborato con le Magnifiche Perennial, un progetto di empowerment femminile sulle donne “over” di cui faccio parte. Sara ha proposto un servizio su di noi alla direttrice di Neoque e così mi sono trovata ritratta con Marilli e Isabella, da pag. 140 dell’ultimo numero della rivista, uscito a ridosso dell’emergenza Covid.
Cito questa circostanza perché quando ho conosciuto Paola Ghidotti, la donna che ha inventato e porta avanti questo originale progetto sulla donna over 40, lei era bloccata a Maleo, paesino di poco più di 3000 abitanti in provincia di Lodi, a due passi da Codogno, in piena zona rossa, dove vive stabilmente. Con Paola ci siamo sentite da allora parecchie volte e sempre al telefono. Questa intervista è il frutto di lunghe conversazioni spesso interrotte per la scarsa connessione e riprese ogni volta con naturalezza, alimentata dalla sua simpatia e dalla mia curiosità verso questa giovane donna che a 43 anni, senza un background nel mondo della moda e dell’editoria, ha ideato il giornale femminile che non c’era, un immaginario al quale le donne di ogni età vorrebbero appartenere.
Si scrive Neoque e si pronuncia Neòc. “Cercavo un suono forte – esordisce Paola – che evocasse il senso del nuovo, comprensibile all’estero, dato che il magazine è proposto anche nella versione in inglese. Da un gioco grafico con le lettere e dalla necessità di trovare nel web un dominio libero, è nato Neoque”.
Paola Ghidotti non ha foto personali, solo qualche scatto fatto con il cellulare che la ritrae con il suo cane. Un indizio che, insieme dalla mancanza della spocchia che ti aspetteresti dalla direttrice di una giornale femminile, la dice lunga sulla sua personalità e sul pensiero indipendente.
“Dici che non sembro una giornalista di moda? – scherza infatti Paola -. Forse perché la mia storia non c’entra nulla con il mondo del fashion, motivo per cui non ho coltivato la mia immagine e non possiedo neanche una foto da diffondere alla stampa. Non è il mio campo e non è la mia natura. Di carattere sono una persona molto semplice e non sono abituata a certi contesti”.
La storia di Paola è singolare e, come dice lei, ha dei tempi originali: “A 17 anni, quando frequentavo il liceo scientifico ho avuto un figlio, Michele, che oggi ha 26 anni. Ho sempre avuto tempi e responsabilità diverse rispetto alle mie coetanee. A 42 anni però mi sono presa il lusso di frequentare l’università, prendendo la laurea che non avevo conseguito da ragazza”.
Paola infatti aveva interrotto gli studi di filosofia vent’anni prima: “Studiavo all’università e per mantenermi ero commessa in un negozio che stava iniziando la digitalizzazione. Ho frequentato un corso della regione Lombardia come programmatrice che prevedeva poi lo stage in un’azienda di Milano. Dopo lo stage mi hanno offerto un contratto a tempo indeterminato che ho accettato, lasciando l’università a malincuore. Erano gli anni del boom della new economy e così ho intrapreso una carriera nel mondo dell’informatica. Ho iniziato da programmatrice, poi sono diventata account per aziende come Unicredit e Fastweb dove gestivo a livello informatico tutti i processi organizzativi, poi sono passata alle risorse umane e al marketing. Cambiata agenzia, sono diventata web project manager. Crescevo, guadagnavo bene e avevo disponibilità economica ma la mia vita, con l’eccezione delle ferie di agosto, era solo lavoro. Nel frattempo mi ero iscritta nuovamente all’università, in Scienze della Formazione dell’Adulto, con l’intenzione di arrivare prima o poi alla laurea. Proprio gli studi per un’esame hanno fatto scattare tante riflessioni su me stessa. Non ero più io: quel lavoro, le trasferte su e giù tra Maleo e Milano, l’impegno in ambienti competitivi e quasi esclusivamente maschili, non mi apparteneva più. Mi pesava anche la continua tensione verso l’aggiornamento tecnologico per il quale non sentivo più la passione. Ho chiesto un’aspettativa e ho lasciato il mio impiego nel 2018. Mi sono laureata a febbraio dell’anno scorso: l’idea del magazine è nata da lì”.
Avevi interessi per la moda?
“Non ho avuto mai a che fare con la moda e con quel mondo. L’idea di Neoque è nata perché come donna non mi sentivo rappresentata, a nessun livello. Le donne ai vertici di aziende o altre organizzazioni sono pochissime, il mondo dell’hight tech è quasi tutto costituito da uomini, in una cultura maschilista dove non c’è solo meritocrazia ma anche tanto pregiudizio. Studiavo all’università e apprendevo che gli uomini tra le loro priorità hanno il tempo libero, mentre le donne, schiacciate tra casa e lavoro, non possono permetterselo. Mentre facevo queste riflessioni alla soglia dei 40 anni, mio figlio Michele si è reso indipendente economicamente: ero più libera di intraprendere certe scelte. Considero il magazine un progetto sociale. Ho scelto i canali della moda e del beauty perché sono mezzi di comunicazione potenti nell’era dell’immagine che viviamo”.
Tanti magazine cercano di dare un’immagine contemporanea della donna over 40 ma non ci riescono quasi mai. Neoque è un media patinato ma ha una forte credibilità. Secondo te perché?
“Neoque è nato dall’elaborazione della mia esperienza. Il mio percorso personale e il travaglio legato alla decisione di lasciare il lavoro aveva generato in me un gran bisogno di bellezza, nel senso lato del termine. Non solo riferito alla moda ma anche alla natura, al paesaggio, all’arte: cercavo armonia. Osservavo i prodotti editoriali riservati al mondo femminile che leggevo soprattutto in vacanza e non mi trovavo mai in quell’immaginario popolato da ragazze giovani con abiti che non erano più in linea con la mia maturità. Sicuramente qui entra in campo anche la psicologia, ma io non ho voglia di tornare giovane: i miei vent’anni li ho già avuti e sono stati impegnativi. A 40 anni voglio vivere un’altra fase della mia vita che non vedo perché debba essere più brutta delle precedente: anzi può essere più bella e più appagante! Sono orgogliosa delle mie esperienze, ho sicurezza e fiducia in me stessa: l’età mi regala una serie di preziosi valori aggiunti. Voglio guardare avanti con curiosità quello che mi aspetta in futuro, vivere qualcosa di nuovo. Per come sono io, per il mio carattere, la vita sarebbe troppo monotona se i gusti non cambiassero, se le esperienze non fossero diverse. La vita è evoluzione e io voglio sentirmi rappresentata a 40 anni per i miei 40 anni”.
Le modelle che età hanno?
“I fotografi sanno che non possono riprendere modelle di età inferiore ai 40 anni, verso l’alto non c’è limite! Il mio lavoro è quello di dare rappresentanza a tutte le età. Adesso per esempio, sono di gran moda le Grey model e quindi tutti vogliono donne con i capelli grigi. Io non cerco donne con un determinato colore di capelli: cerco donne che rappresentino la bellezza dei 40, 50, 60 anni e oltre. Cerco la varietà e la diversità”.
In Neoque tuttavia c’è un gusto, uno stile, un mood comune. Qual è il suo segreto?
“Non c’è un segreto, semmai un metodo che parte dalla richiesta fatta ai fotografi di non ritoccare i lineamenti delle modelle, di non intervenire sulle espressioni del viso. Se hanno le occhiaie va benissimo, perché le abbiamo tutte: è una questione di immedesimazione. L’obiettivo è quello di iniettare fiducia nelle donne e in se stesse. Neoque dimostra che si può essere bellissime a tutte le età, a seconda delle personalità di ognuna. Nel giornale racconto tanti gusti, non solo il mio, altrimenti sarebbe monotono. Personalmente amo lo stile minimal e nordico ma cerco di rappresentare diverse estetiche con l’invito rivolto alle donne di essere sempre se stesse”.
Come hai sviluppato poi il progetto, la sua veste grafica?
“Sono partita da sola, da Maleo, davanti a un foglio bianco. Mi sono chiesta: cosa mi piacerebbe vedere su un magazine femminile? Mi piacerebbero certamente dei bei testi, magari anche migliori di quelli che leggiamo su certa stampa specializzata. Ma non è facile trovare gente brava con la scrittura ed è per questo che per il momento il magazine vive soprattutto di immagini. Tuttavia Neoque è un progetto in divenire, giunto solo alla sesta edizione: sono fiduciosa della sua evoluzione”.
Come hai trovato i fotografi?
“Paradossalmente il mio vantaggio è stato quello di avere davanti una tabula rasa e quindi di puntare solo sul mio istinto. Faccio tanta ricerca, trascorro molte ore al giorno a cercare fotografi e immagini che mi colpiscano dal punto di vista formale ed emotivo. Il mio terreno di caccia è Instagram. Contatto i fotografi che penso potrebbero bene rappresentare una donna adulta e verifico il loro interesse. Chi accetta è stimolato dalla sfida di realizzare qualcosa di diverso e di arricchire l’offerta del suo portfolio. Chiedo di definire il moodboard: non amo le immagini sarcastiche ed esasperate, tipo la ultrasessantenne con tailleur fucsia, trucco anni ’80 e palloncino di chewingum o proposte di donne ipersexy: non perché non le ami ma perché sono inflazionate. In cambio i fotografi hanno da parte mia carta bianca: unico divieto l’utilizzo di pellicce vere ”.
Senti, ma alla fine Neoque non ti ha fatto venire voglia di moda?
“Se mi vedi adesso sono pronta per portare fuori il cane con una bella tuta grigia e una camicia a scacchi! (ride). I bei vestiti non sono stati il mio scopo della vita ma mi sono sempre piaciuti. La scarpa di Jimmy Choo l’ho voluta a tutti i costi dieci anni fa, in un momento gioioso nel quale avevo voglia di rappresentarmi in un determinato modo. Ora è un’altra era”.
NEOQUE, italian magazine on line
Scarica qui il Numero 6
2 Comments
nicole
1 Maggio 2020 at 11:08Cara Paola, voglio ringraziarti per il tuo bellissimo blog, pieno di belle storie e fotografie, che ci fai scoprire. L’anno scorso, seguendo i tuoi consigli, ho anche potuto fare una bella vacanza a Numana! ti lego sempre con grande piacere. Grazie! Nicole
Paola
1 Maggio 2020 at 11:46Messaggi come il tuo sono una grande motivazione per me: grazie Nicole! Contenta anche che ti sia piaciuta Numana, uno dei luoghi di vacanza che mi porto nel cuore e che spero di rivedere prima o poi. A presto!